LO SCENARIO ATTUALE

L’Hand Hygiene rappresenta la più semplice ed efficace procedura per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) e per il controllo dell’antibiotico-resistenza (AMR). Tuttavia, numerose rilevazioni hanno messo in evidenza come la media del consumo di soluzioni idro-alcoliche per l’igiene delle mani all’interno delle strutture sanitarie in Italia sia di soli 15 ml per paziente al giorno, al di sotto del minimo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (20 ml per paziente al giorno). L’igiene delle mani deve pertanto essere ancora considerata una priorità in sanità.

“Questi dati non confortanti – ha dichiarato Filippo Azzali, coordinatore nazionale di Joint Commission Italian Network – sono uno dei motivi che ci ha spinto a portare avanti un progetto di benchmark tra le organizzazioni aderenti al Network. Attraverso un protocollo condiviso da tutti i partecipanti, a partire dal 2017, il progetto ha permesso di tenere alta l’attenzione su questo tema con lo scopo di individuare e implementare processi di miglioramento dei livelli di compliance all’hand hygiene fondati sull’analisi dei dati raccolti. Tutte le organizzazioni partecipanti ci hanno evidenziato che la sensibilizzazione e la valutazione permette di raggiungere comportamenti virtuosi. Migliorare è misurare e confrontarsi.”


IL PROGETTO HAND HYGIENE COME OPPORTUNITÀ DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ

Analizzare i dati in relazione alla figura professionale, all’area clinica di riferimento, al momento, dà l’opportunità all’organizzazione di mettere in atto azioni correttive specifiche anche con la possibilità di comparare le proprie performance con quelle delle altre strutture.

Il progetto Hand Hygiene è la testimonianza di come misurare e confrontarsi siano elementi che “ripagano” degli investimenti fatti nell’attività di monitoraggio. Nasce dall’idea che solo grazie al confronto delle buone prassi e alla misurazione dei risultati le strutture sanitarie possano realmente migliorarsi e garantire processi di cura più sicuri ed efficaci. Consentire alle organizzazioni di confrontarsi su temi così importanti e discutere insieme su come migliorare è un obiettivo sfidante. La sfida più difficile è certamente mettere a sistema i processi di miglioramento delle organizzazioni, indagandone i fattori critici di successo (sia a livello di comportamenti organizzativi, sia di prassi e processi clinici) per consentire il raggiungimento di un livello di replicabilità e generare, conseguentemente, una maggiore cultura della sicurezza e qualità delle cure. Tutto ciò tenendo conto delle peculiarità delle singole organizzazioni.


IL PROTOCOLLO

I dati rilevati, dalle organizzazioni che hanno aderito al progetto, sono stati raccolti anonimamente utilizzando l’Observation Form redatto dal WHO che identifica i 5 momenti per il lavaggio delle mani e dal 2020 è stata integrata anche la modalità di osservazione secondo il Targeted Solution Tool di Joint Commission International. La raccolta dei dati è avvenuta su 16 organizzazioni nel 2017, 13 nel 2018, 14 nel 2019, 18 nel 2020, 20 nel 2021, 23 nel 2022 e 28 nel 2023, attraverso osservazioni sul campo. Il campione minimo di osservazioni per ogni organizzazione è di 210 al mese per tutta la durata della sperimentazione (ultimo quadrimestre dell’anno). Nell’analisi dei dati sono stati sviluppati report specifici per approfondire:

  • Il livello di compliance della singola organizzazione rispetto la media dei partecipanti alla rilevazione dell’anno di riferimento (confronto spaziale);
  • Il livello di compliance dell’organizzazione rispetto al suo trend nel tempo (confronto temporale);
  • Il livello di compliance valutato sulle singole figure professionali identificate (medici, infermieri, tecnici sanitari, terapisti, OSS, ausiliari, altro personale). La valutazione è stata sviluppata sia a livello di singola azienda (confronto organizzativo e temporale) che rispetto alla media del campione di riferimento (confronto spaziale e temporale);
  • Il livello di compliance valutato sull’Unità operativa/servizio nell’ambito della quale sono state effettuate le rilevazioni (Degenze Ordinarie, Intensive, Sale Operatorie/interventistica, Pronto Soccorso, Ambulatori/DH, Servizi). Come per il precedente item si valutano sia il trend temporale che il confronto organizzativo e spaziale con la media del campione;
  • Il livello di compliance valutato sui 5 momenti di igiene delle mani così come identificati dal WHO e sui 2 momenti del Targeted Solution Tool di Joint Commission International, anche in questo caso valutando il confronto sia temporale che spaziale con la media del campione di riferimento.

Alla luce del confronto scaturente dalla reportistica prodotta, ciascuna struttura potrà valutare progetti da mettere in atto nel prossimo futuro per migliorare la propria compliance.


DATI QUANTITATIVI

Il progetto Hand Hygiene ha visto sin dal suo inizio, nel 2017, un buon livello di adesione da parte delle organizzazioni sanitarie. Nonostante lo sforzo richiesto alle organizzazioni per sistematizzare i dati raccolti secondo un modello strutturato e condiviso dal board di progetto, il numero di rilevazioni è risultato di anno in anno consistente e anche l’adesione in termini di numero di organizzazioni coinvolte significativa. Durante gli anni il numero di organizzazioni aderenti si è sempre assestato sopra le 10 con un picco di 28 nel 2023.

 

 

La non obbligatorietà dell’adesione al progetto porta ad identificare che il risultato conseguito in termini di rilevazioni è molto positivo, stante anche l’investimento in tempo e risorse da destinare al processo di rilevazione e rendicontazione, senza poter fare affidamento su nessun riconoscimento esterno se non la sicurezza di una ricaduta positiva sulla qualità delle cure e sulla sicurezza per i pazienti.

Verificando i risultati si sottolinea come il target, condiviso dalle aziende partecipanti al progetto, sia quello fissato dall’OMS che identifica una compliance minima dell’80% per professionisti sanitari, al fine di garantire sicurezza per i pazienti.

 

 

Nei 7 anni sono state raccolte oltre 610.000 osservazioni, che rappresentano un campione interessante, seppure parziale, per rappresentare il panorama sanitario italiano. Se nei primi 3 anni il dato è stato costante con oltre 30.000 rilevazioni all’anno, nel 2020 – con la possibilità di estendere la raccolta a tutto il periodo –  si sono superate le 50.000 rilevazioni, per registrarne nel 2021 oltre 87.000, nel 2022 circa 178.000 fino al 2023 con 190.000 osservazioni.

La distribuzione delle osservazioni racconta il diverso impatto dei processi all’interno delle organizzazioni.

Se si pone l’accento sulle diverse figure professionali, oggetto di osservazione, appare evidente che le tre figure maggiormente osservate sono quelle più interessate dai processi di cura, che quindi sono maggiormente coinvolte nelle attività e nella “vita di reparto”, ovvero infermieri, medici e OSS. Le rilevazioni relative a queste tre figure si attestano circa all’83% del totale: in particolare nei 7 anni gli infermieri sono la figura maggiormente osservata (42%) seguiti da medici (24%) e OSS (17%).

I cinque momenti identificati dall’organizzazione mondiale della sanità sono:

  • 1 – prima del contatto con il paziente,
  • 2 – prima di manovra asettica,
  • 3 – dopo esposizione a liquido biologico,
  • 4 – dopo il contatto con il paziente,
  • 5 – dopo contatto con ambiente circostante,

a cui dal 2020 sono stati aggiunti i 2 momenti IN e OUT del Target Solution Tool, si rileva una distribuzione abbastanza difforme delle osservazioni:

  • il 59% è relativa ai momenti 1 (31%) e 4 (28%),
  • il restante 41% si concentra sugli altri 3 momenti identificati da OMS e sui 2 del TST, 14% Ambiente, 11% liquido biologico, 9% manovra asettica, 4% IN, 4% OUT.

 

 


DATI QUALITATIVI

Nei 7 anni si rileva un trend di miglioramento, che per l’anno 2023 pone la compliance del campione all’82%, a fronte dell’83% del 2022 e del l’80% del 2021. Nel 2020 la compliance era dell’81%, a fronte di una flessione nel 2019 al 71%, mentre nel 2018 la compliance era del 76% e nel 2017 del 74%. In parte la variabilità è da attribuirsi al fatto che le organizzazioni aderenti non sono costanti nel tempo, per chi però ha una partecipazione continua nel tempo si evince come il confronto porti comunque ad una compliance sempre in crescita per la singola organizzazione. Le tabelle e i grafici seguenti mostrano il trend della compliance nel tempo relativamente alle 3 variabili osservate: setting di cura, figure professionali e “momenti”.

Le rappresentazioni qui evidenziate lavorano sui dati aggregati complessivi del campione, le singole organizzazioni aderenti ricevono annualmente un report nel quale sono esplose ed analizzate tutte le variabili oggetto di analisi, sulle sono sviluppati sia benchmark spaziali che temporali.

Dalla valutazione dei dati emergono alcuni spunti di riflessione: in primo luogo si rileva come l’andamento della compliance abbia seguito un percorso piuttosto omogeneo nelle diverse macro-aree, con un miglioramento all’aumentare delle osservazioni; si evidenziano inoltre elementi in linea con la letteratura quali la migliore performances del personale infermieristico nell’ambito del personale sanitario e una maggiore compliance in presenza di maggior rischio per l’operatore, quindi livelli di compliance più elevati nei momenti in cui l’azione assume maggiore valenza di protezione per l’operatore piuttosto che per il paziente.

I dati raccolti e i livelli di performance raggiunti, seppur soddisfacenti, invitano a non abbassare la guardia sul tema dell’igiene delle mani, che risulta a tutt’oggi tra le azioni più efficaci per la contrazione delle infezioni e dei contagi. Le analisi rivelano che sia assolutamente necessario migliorare e continuare a monitorare ed attuare tale prassi; in particolare l’esperienza del Covid -19 dovrebbe essere promotore per tutte le organizzazioni di comportamenti che aumentino il livello di attenzione verso pratiche di sicurezza quali il lavaggio delle mani.